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Una spaccatura di vedute emersa oggi nel panorama politico di Israele ha suscitato dibattiti intensi sulla gestione futura della Striscia di Gaza.

Mentre il ministro della difesa di Yoav Gallant ha presentato un piano che coinvolge Israele e l’Egitto si sta formando una task-force multinazionale e amministratori palestinesi, tra cui  il ministro per la tradizione Amichai Eliahu, del partito ‘Potere Ebraico’ che ha delineato una prospettiva radicalmente diversa.

Eliahu, in un’intervista alla radio 103FM, ha proposto un approccio incentrato sull’encouragement ai palestinesi affinché abbandonino la Striscia. Ha dichiarato: “La questione è semplice: dobbiamo individuare i loro punti deboli. Sappiamo che la morte non li ferisce, non danno valore alla vita.

Ciò che veramente li colpisce è il territorio, la terra, la distruzione delle case, la partenza volontaria. Dobbiamo spezzare il loro sogno nazionale. Se ci massacrano, non possono restare qui.”

La proposta del ministro mira a incoraggiare l’emigrazione volontaria dei palestinesi dalla regione, sostenendo che questo sia il fulcro della strategia.

Ha accennato a un esempio analogo, presentando immagini di una colonna di 15.000 emigranti provenienti da 24 Paesi che si dirigevano dal Messico verso il confine con gli Stati Uniti.

Eliahu ha anche criticato i governi che adottano una visione progressista, sostenendo che vanno contro i loro interessi esistenziali e generano disastri per il proprio popolo.

Queste prospettive divergenti alzano il dibattito sulle politiche future riguardanti Gaza, sollevando domande sulle implicazioni umanitarie e politiche di tali strategie nell’ambito del conflitto israelo-palestinese.

Le ultime notizie dal Panorama Italiano e dal Mondo            Fonte: Ansa.it


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