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La recente decisione della giunta Toti di introdurre una mini-manovra da 63 milioni per affrontare il deficit della sanità regionale ha scatenato un acceso dibattito politico.

Mentre la giunta afferma di non aver effettuato tagli ai servizi e di garantire i livelli essenziali di assistenza (LEA), l’opposizione del Partito Democratico solleva preoccupazioni riguardo alla riduzione dei finanziamenti per le liste d’attesa e altri settori.
La manovra si basa su due principali fonti di finanziamento: l’adeguamento delle previsioni di entrata relative agli arretrati fiscali e una partita di giro all’interno del bilancio, con tagli ad altre missioni. In particolare, vengono dirottati 35,5 milioni di euro destinati ai LEA per coprire il deficit delle aziende sanitarie.
Il capogruppo del PD, Luca Garibaldi, critica aspramente questa decisione, sostenendo che i tagli comprometteranno i servizi e la ripresa post-pandemia. Dall’altra parte, il presidente Toti difende l’operato della giunta, affermando che i fondi destinati alla sanità erano già stati pianificati e che l’utilizzo ritardato di tali fondi dimostra gli sforzi per combattere le liste d’attesa.
La discordia politica riflette le sfide più ampie che la sanità regionale sta affrontando, con il persistente deficit finanziario e la necessità di migliorare l’accesso ai servizi sanitari. Mentre la giunta Toti cerca di rassicurare sul mantenimento dei servizi, l’opposizione rimane scettica e insiste sull’importanza di garantire adeguati finanziamenti per il settore sanitario.
Il futuro della sanità regionale rimane incerto, con le decisioni politiche che influenzeranno direttamente la qualità e l’accessibilità dei servizi sanitari per i cittadini liguri.

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