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Le recenti violente scaramucce tra due fazioni di cittadini bengalesi a Mestre sono solo la punta dell’iceberg di una serie di vicende intricate e conflittuali. La discordia, che ha raggiunto l’apice giovedì sera con la guerriglia in via Monte Nero, ha radici che affondano fino alla fine del 2022.

Secondo i parenti dei bengalesi coinvolti negli scontri, la rottura di un’amicizia e un’accusa di furto sono stati i fatti scatenanti di questa spirale di violenza. La storia si dipana con un intreccio di amicizia tradita, sospetti di furto e un’ondata di accuse e controaccuse che hanno diviso la comunità bengalese di Mestre.

La vicenda ha avuto inizio quando un giovane bengalese, A.M., proprietario di un centro servizi e money transfer, ha notato dei mancati introiti nella sua attività. Sospettando il suo amico MD.Y.A., ha installato delle telecamere nel negozio, che hanno registrato il presunto furto. Nonostante la promessa di restituire il denaro rubato, la situazione è sfociata in una denuncia legale e in una frattura irreparabile tra le due famiglie.

Le tensioni accumulate nel corso dei mesi sono esplose giovedì sera, quando una folla di persone ha dato vita a una violenta rissa per le strade di Mestre. Martelli, roncole e catene delle biciclette sono stati gli strumenti di una battaglia che ha lasciato cinque feriti, tutti membri della fazione avversaria di A.M.

Ma la violenza non si è limitata a Mestre: anche nel villaggio di Abdullahpur, nel Bangladesh, si è verificata una reazione brutale. Là, il bilancio è stato ancor più grave, con quindici feriti e la tragica morte di un uomo, Aktar Mia, coinvolto in una disputa legale con la polizia.

L’indagine è ancora in corso, ma entrambe le fazioni sperano di ottenere giustizia e di porre fine a questa spirale di violenza che ha scosso le loro comunità.

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