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Una situazione di tensione ha scosso il carcere di Trento il 9 aprile, quando una rivolta è esplosa in seguito alla decisione della direzione di mettere in isolamento un detenuto. Circa una decina di detenuti hanno approfittato di un momento in cui le sbarre erano aperte per dare il via a un’azione di protesta che è rapidamente degenerata in atti vandalici

Telecamere spaccate, termosifoni e lavandini sradicati sono solo alcuni dei danneggiamenti causati dalla furia dei rivoltosi, che hanno distrutto un intero reparto del carcere. L’escalation della violenza è stata placata solo con l’intervento della polizia penitenziaria, supportata da agenti provenienti dal Triveneto, che sono intervenuti in assetto antisommossa per riportare l’ordine e riportare i detenuti nelle celle di sicurezza.
Fortunatamente, non ci sono stati feriti, ma i danni materiali sono significativi e stimati intorno ai 35mila euro. Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria S.Pp., ha commentato che episodi del genere, anche se rari in un carcere come quello di Trento, dovrebbero essere un campanello d’allarme per mantenere alta la vigilanza e promuovere la sicurezza come elemento fondamentale all’interno delle carceri.
Questo episodio evidenzia l’importanza di un ambiente carcerario sicuro e controllato per garantire non solo la sicurezza del personale penitenziario, ma anche dei detenuti stessi e della comunità circostante.

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