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Il caso del caseificio coinvolto con i fondi di Zagaria ha preso una svolta significativa con le dichiarazioni del pentito Massimiliano Caterino. In tribunale, Caterino ha indicato l’amministratore giudiziario come consapevole delle attività illecite legate al caseificio Santa Rita di Giovanni Nobis. Queste attività coinvolgevano la vendita di latte non dichiarato, con l’intento di sottrarre fondi all’azienda sottoposta a sequestro.

Le accuse di Caterino evidenziano un intricato sistema di sovraffatturazione, facilitato dalla complicità di un commerciante di mangimi del nolano. Questo sistema avrebbe impoverito l’azienda sotto sequestro, arricchendo il clan Zagaria. Il processo coinvolge vari membri della famiglia Zagaria, tra cui i fratelli del boss Michele Zagaria, nonché l’amministratore giudiziario Aristide Casella e altri membri del clan.
Secondo le indagini della Guardia di Finanza, l’azienda di allevamento di bufali e produzione di latte crudo di Brezza sarebbe stata utilizzata come uno “schermo” per riappropriarsi in modo occulto e fraudolento dell’azienda bufalina di proprietà della madre di Zagaria. Grazie alle aziende dei fratelli Antonio e Fernando Zagaria, il clan avrebbe continuato a gestire un’attività economica redditizia nonostante il sequestro della loro azienda di famiglia.
Le accuse includono la commistione delle attività delle aziende coinvolte, l’utilizzo promiscuo delle strutture e degli animali, e pratiche contabili fraudolente per sottrarre liquidità dalle casse aziendali a vantaggio del clan Zagaria.
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