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Le carte segrete emerse nell’inchiesta che ha portato all’arresto di un architetto e di un tecnico radiologo, accusati di aver aiutato il boss mafioso Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza, costituiscono elementi cruciali secondo gli inquirenti.

Tra questi documenti riservati, acquisiti da Dossier, vi è un appunto presente in un’agenda dell’ospedale di Mazara del Vallo, dove Messina Denaro è stato operato nel novembre del 2020. Questo appunto evidenzierebbe il coinvolgimento del tecnico radiologo nell’assistenza al mafioso.
Inoltre, uno dei documenti chiave è un pizzino scritto dallo stesso capomafia, il quale sembrerebbe confermare l’acquisto di un’auto a Palermo nel 2014. Questo dettaglio ha costituito l’avvio dell’indagine. Gli investigatori hanno lavorato con meticolosità, affrontando il complesso puzzle delle prove tra pizzini e tabulati telefonici, poiché non sono disponibili intercettazioni.
L’inchiesta, condotta con grande impegno dai carabinieri e coordinata dal procuratore Paolo Guido insieme ai sostituti Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, non si limita soltanto ai due professionisti arrestati, ma coinvolge anche altri individui, incluso Leonardo Gulotta, accusato di aver ceduto una scheda telefonica a Messina Denaro.
Questo caso evidenzia la costante ricerca delle autorità nel contrastare la cosiddetta “borghesia mafiosa” che avrebbe protetto il capomafia durante il suo periodo di latitanza, dimostrando che nessuno è al di sopra della legge.

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