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Le recenti indagini condotte dalla Procura di Sondrio hanno portato alla luce una intricata rete di spaccio gestita da un emergente nome della criminalità albanese, Arsad Bashli, latitante da tempo. L’organizzazione, operante soprattutto a Livigno e nelle zone sciistiche della Valtellina, ha visto coinvolti diversi individui, tra cui un macellaio apparentemente rispettabile.

Le intercettazioni degli spacciatori hanno rivelato un codice segreto utilizzato per nascondere la vera natura delle sostanze: la cocaina era chiamata “latte” o “bresaola”, l’eroina “caffè” o “nera”, e l’hashish “cioccolato” o “Marocco”. Le conversazioni telefoniche, nonostante gli accorgimenti per evitare intercettazioni, hanno permesso agli investigatori di ricostruire il giro di droga e identificare i suoi protagonisti.

Tra questi, spicca il ruolo di Megi Dabati, moglie di uno degli organizzatori, che contribuiva attivamente allo spaccio accompagnando il marito negli acquisti e nelle vendite, presentandosi come una normale famiglia in viaggio per non destare sospetti.

L’arresto di diversi membri dell’organizzazione potrebbe portare a importanti collaborazioni con la giustizia, poiché alcuni potrebbero decidere di collaborare per ottenere condanne più miti o per fornire informazioni su bande rivali. La lettura dell’ordinanza del gip del Tribunale di Sondrio ha confermato la solidità della rete di spaccio e l’importanza delle indagini condotte dalle forze dell’ordine.

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