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La tensione nella Striscia di Gaza raggiunge livelli critici, con Israele che si prepara a lanciare un’offensiva militare su Rafah, nel sud dell’enclave. Tuttavia, oltre alle implicazioni militari, si profila un’ombra oscura sulla popolazione civile, soprattutto sui 600.000 bambini che attualmente cercano rifugio nell’area.

Rafah, un tempo casa di circa 250.000 persone, ora ospita oltre 1,2 milioni di individui, rendendola una delle aree più densamente popolate al mondo. La metà di questa popolazione è costituita da bambini, molti dei quali hanno già subito sfollamenti e vivono in condizioni precarie. L’Unicef ha lanciato un allarme, definendo i potenziali esiti delle azioni militari “catastrofici” per i più giovani.

Secondo le stime del ministero della Sanità palestinese, più di 14.000 bambini sono stati uccisi nel conflitto in corso, mentre decine di migliaia presentano disabilità preesistenti o soffrono di malnutrizione acuta. La situazione è aggravata dal fatto che la maggior parte dei bambini non ha accesso a luoghi sicuri e alle cure mediche necessarie.

L’Unicef sottolinea l’urgente necessità di proteggere i bambini e di garantire l’accesso ai servizi essenziali, compresi quelli sanitari e di sostegno psicosociale. Un attacco su Rafah porterebbe a ulteriori vittime civili e alla distruzione delle infrastrutture vitali per la sopravvivenza della popolazione.

L’organizzazione ribadisce l’appello affinché Israele rispetti il diritto internazionale umanitario e garantisca l’accesso agli aiuti umanitari, mentre chiede agli altri leader mondiali di intervenire per evitare una catastrofe ancora più grave.

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