Fino al 31 gennaio, presso lo Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea è possibile ammirare circa 40 disegni tra studi preparatori di monumenti e pergamene con oro e sculture in marmo e bronzo, firmati da Adolfo Wildt.
Il titolo della mostra è “Ladro d’anime” e propone una collezione ispirata ai tanti anni di sperimentazione e di ricerca generazionale, con alcune opere che sono, infatti, state ereditate dai bisnonni Belforte di Ettore e Silvia Guastalla, che nel 1922 aprirono a Livorno “Bottega d’Arte”, una delle prime gallerie italiane, dove esposero opere di Wildt in collettive e in una personale del 1930. La mostra dedicata ad Adolfo Wildt, a cento anni dall’apertura di Bottega d’Arte e che celebra un secolo di presenza della famiglia nel panorama dell’arte italiana, vuole proporre non una retrospettiva del tempo lontana dai nostri giorni, bensì una visione contemporanea dell’artista e delle sue opere, legate ad una ricerca idealizzata di stile a cui l’artista si è sempre ispirato con assoluta fedeltà.
Wildt ha sempre rappresentato un’arte senza tempo e mai semplice da cogliere nella sua essenza più profonda così tormentata.
In “Ladro d’anime” di Adolfo Wildt a Milano, presentando i disegni rimasti nella collezione di famiglia, Studio Guastalla presenta anche lettere autografe dell’epoca scritte dall’artista e del figlio Francesco, suo segretario, indirizzate a Gino Belforte, riguardanti questioni estetiche ed economiche. Le altre opere presenti arrivano, invece, da collezioni private.
“Ladro d’anime” rappresenta la figura di un celebre disegno di Wildt, che trascorre la sua vita nel tentativo di coglierne il segreto più profondo, quello segreto, nascosto e difficilmente penetrabile. Un dolore che l’artista grida al mondo senza bugie, senza tabù, senza ipocrisie.
Tra le opere esposte, alcune importanti sculture come “Fides”, realizzata da Wildt in marmo nel 1906 su commissione del suo mecenate prussiano Franz Rose, che lo finanziò per anni influenzandolo con una visione nord europea.
La scultura fu realizzata prima della gravissima depressione che Wildt stesso definì “notte mentale” alla fine dei quali, dopo aver ossessivamente scolpito e ossessivamente distrutto, l’artista riemerse in una nuova maturità stilistica.
Un’altra importante scultura in mostra è il bozzetto in bronzo de “Il battesimo della madre”, che Wildt rivisita, inserendolo, poi, nel monumento funebre a Maria Salsi Crespi Bramanti al Cimitero Monumentale di Milano. Per la donna, che rimasta senza figli aveva adottato un trovatello, Wildt immagina un’iconografia materna dove un nastro abbraccia la figura della donna e del fanciullo, unendo i due corpi in un abbraccio simbolico.
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