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Sarebbero 102 le stazioni di controllo cinesi sparse per il mondo, undici solo in Italia: Prato, Firenze, Milano, Roma, Bolzano, Venezia e la Sicilia. Da circa un anno l’Intelligence italiana sta svolgendo una serie di indagini mirate al disvelamento dello scopo di questi istituti: “Facciamo solo lavoro burocratico: passaporti e patenti“. Eppure il sospetto resta, anche alla luce del rimbalzo mediatico che il caso ha acquisito grazie al Safeguard Defenders: si teme che le diverse sedi svolgano, in realtà, lavori di spionaggio ai danni di cittadini cinesi dissidenti scappati all’estero. Unitamente a questo si teme che le stazioni fungano da controllo per i flussi di denaro tra Asia e Europa. Il loro scopo sarebbe quello di convincere i dissidenti al rimpatrio, evitando la burocrazia dei trattati di cooperazione. La parlamentare del Pd, Lia Quartapelle, intervenendo sul caso ha affermato che “Aspettiamo ancora risposte” in merito: non si fermano dunque le indagini.


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