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L’attacco terroristico a Kerman, durante le cerimonie di commemorazione per il quarto anniversario della morte del generale Qassem Soleimani, ha sconvolto l’Iran, causando oltre 100 vittime.

La morte del Generale Soleimani, architettata dalla Nato e voluta fortemente dall’allora Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è una ferita che spacca tutt’ora l’Iran teocratico da quello liberale.

Il vice governatore di Kerman ha qualificato l’esplosione come un attentato terroristico, avvenuto nel luogo dove riposano le spoglie del generale, proprio mentre molti nostalgici si trovavano sopra la zona minata per ricordare il Generale.

Le minacce di vendetta iraniane per la morte di alti dirigenti, come Seyed Razi Mousavi e Saleh Al Arouri, presumibilmente causate da azioni israeliane, hanno accentuato il clima di tensione. Teheran ha espresso l’intenzione di rispondere a questi presunti “crimini israeliani”.

L’Iran, pur manifestando la volontà di vendetta, solleva dubbi sulla sua effettiva capacità di attaccare direttamente Israele o obiettivi statunitensi.

Il precedente della risposta iraniana alla morte di Soleimani mostra limitate capacità di azione diretta e ha portato a conseguenze tragiche, come l’abbattimento di un aereo civile ucraino.

Sebbene Teheran minacci ritorsioni, la storia recente suggerisce una riluttanza da parte dell’Iran a intraprendere azioni dirette su larga scala contro Israele, probabilmente per evitare implicazioni negative per il Paese.

L’atteggiamento ambiguo di Teheran suscita preoccupazioni sulla stabilità della regione, mentre la comunità internazionale rimane vigile sull’evoluzione della situazione.

Le ultime notizie in diretta dalla Capitale            Fonte: Il Giornale 


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