Le parole del deputato Emanuele Pozzolo, tentativo di scaricare colpe, scuotono il 31enne. “Non ho mai visto quella pistola, figuriamoci toccarla. Come può un parlamentare mentire così? Ci sono testimoni, hanno visto tutto.” Un lamento amaro, sentirsi vittima due volte.

Caso Pozzolo: Il volto provato di Luca Campana, 31 anni, trasuda la fatica di un dolore palpabile, mentre il suo respiro affannato lo trascina oltre la finestra socchiusa. Ha le stampelle, zoppica ed è vestito con abiti di fortuna, è evidentemente provato.

È la scena post-sparo di Capodanno, il proiettile calibro 22 conficcato nella coscia, la mobilità compromessa e il trauma di iniziare l’anno in questo modo. Corteggiato dai giornalisti lui li liquida in fretta: “Non voglio parlare,” mormora prima di chiudere la finestra e allontanarsi zoppicando.

Nel cortile, il furgone del suo datore di lavoro, mentre i medici anticipano giorni di ripresa. Ma la ferita va oltre il solo danno fisico, i traumi psicologici riecheggiano il colpo a sorpresa, avvenuto durante una festa, in cui lui, la moglie e i due figli partecipavano e il clima era tutt’altro che teso.

La vicenda si intreccia con il caposcorta del sottosegretario alla Giustizia, coinvolgendo una festa privata, non dichiarata alle autorità, con la presenza di minori. La Procura di Biella indaga su un punto chiave: perché una pistola doveva essere tirata fuori in mezzo alla festa, in presenza di bambini?”

Il suo avvocato, Marco Romanello, deve ancora presentare querela, una mossa cruciale per perseguire Pozzolo per lesioni colpose. “Luca è sotto choc, ha bisogno di tranquillità,” spiega il legale, come riportato nell’articolo di oggi sul giornale del Corriere della Sera.

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