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Michele Vacca, Fabrizio Picano, e Aniello Santoro, tre uomini accusati di inneggiare al fascismo nel cimitero tedesco di Cassino durante la celebrazione in onore dei caduti di Acca Larentia , hanno visto cambiare il corso della loro vicenda giudiziaria essendo condannati a sei mesi di reclusione.

A Cassino, una cittadina che porta sulle spalle il peso della storia, si è svolta una vicenda che ha portato a tre uomini condannati e ha sollevato interrogativi su dove tracciare la sottile linea tra commemorazione storica (in onore dei caduti in Via Acca Larentia)  e apologia politica.

Nel 2017, in occasione dell’anniversario della strage delle Foibe, questi individui organizzarono due manifestazioni nel cimitero tedesco, pronunciando frasi che evocavano la Repubblica di Salò e inneggiavano ai caduti del fascismo.

La Corte d’Appello di Roma ha ribaltato la sentenza di assoluzione del Tribunale di Cassino, ritenendo che il comportamento dei tre equivalesse a una propaganda di un gruppo con caratteristiche del disciolto partito fascista.

La difesa, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Di Mascio e Ivan Caserta, sostiene che la presenza di soli tre individui nel cimitero non costituisca un raduno pubblico e che la manifestazione successiva fosse autorizzata.

Al di là delle argomentazioni giuridiche, emerge la complessità di un contesto in cui la commemorazione storica si intreccia con le tensioni ideologiche del presente.

Il caso, apparentemente chiuso con l’assoluzione nel 2023, è ora sotto i riflettori della Cassazione, poiché la difesa annuncia un ricorso.

Questa storia solleva domande cruciali sulla libertà di pensiero e la memoria storica, sottolineando la sottile linea tra espressione individuale e responsabilità sociale in un contesto che porta ancora i segni del passato.

Le ultime notizie dal Panorama Italiano                          Fonte: Il Corriere della Sera


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