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Questo processo è un teatro dell’assurdo, una pièce dai contorni sfocati, con Julian Assange che fa notizia per la sua assenza all’Alta Corte di Londra.

Il palcoscenico del processo a Julian Assange è pronto per l’appello finale, ma il protagonista, il giornalista australiano e cofondatore di Wikileaks, non è presente per problemi di salute. Il suo avvocato, Edward Fitzgerald, lancia l’annuncio come se fosse l’ultima battuta di una commedia nera.

Assange, rinchiuso nella prigione di Belmarsh, sta troppo male per affrontare la mossa finale della sua partita di scacchi legale contro l’estradizione verso gli Stati Uniti, un processo che vale tutto quello che gli resta da vivere.

Una situazione che rende il dramma ancora più oscuro, con la moglie, Stella, che dipinge il quadro della vita o morte: “Il caso stabilirà se egli vivrà o morrà”, sibila. Il palcoscenico, davanti alla Royal Courts of Justice, si riempie di sostenitori di Assange e di Wikileaks. La folla, come una colonna sonora dissonante, grida libertà di stampa e difesa dei diritti umani. Ma il protagonista è assente, un’ombra che aleggia sul destino del giornalista.

Julian Assange, accusato di aver rilasciato documenti che disturbano tutt’oggi il sonno dell’America, rischia una pena fino a 175 anni. La sua condizione fisica e mentale già precaria, mina la sua resistenza in questa ultima tappa legale nel Regno Unito. È un uomo che invecchia prematuramente dietro le sbarre, un simbolo della lotta per la verità.

Fitzgerald, il legale del protagonista assente, rilascia dichiarazioni vaghe sulla sua salute, alimentando il mistero che circonda questo dramma giuridico. È una rappresentazione dove la realtà si scontra con la finzione, e il pubblico rimane con il fiato sospeso, chiedendosi se questo sia davvero l’atto finale o solo un ennesimo sipario di una storia intricata di potere e giustizia.

Davanti all’assenza di Assange, il sipario si alza e si abbassa sulla scena legale, lasciando il pubblico con più domande che risposte. Ma una cosa è chiara: l’ombra del giornalista australiano continuerà a proiettarsi sul palcoscenico della politica internazionale, anche se lui non può essere presente fisicamente.

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stefanodemartino@gmail.com'

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