By La scena politica italiana si è concentrata in Sardegna dove Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno affrontato la dura realtà: Truzzu da solo è un cavallo rischioso su cui puntare alle elezioni, e Matteo questo lo sapeva.
Da un lato, le tensioni interne alla coalizione sul tema del terzo mandato per i presidenti di Regione, e dall’altro, le incertezze sulla candidatura di Paolo Truzzu in Sardegna, con le elezioni che si preannunciano più competitive del previsto, disturbando il sonno del primo partito e di Meloni
Il comizio alla Fiera di Cagliari ha offerto un palcoscenico su cui i leader di Fratelli d’Italia e Lega hanno cercato di mostrare un fronte unito di fronte a 3.500 persone, nonostante le evidenti crepe emerse nei momenti privati, lontano dagli sguardi del pubblico.
La dichiarazione di Salvini, che ha tentato di minimizzare le divergenze sottolineando l’amicizia con Meloni, contrasta con la realtà dei fatti, come dimostrato dall’assenza di un vero e proprio chiarimento sulle questioni aperte.
Le preoccupazioni per le elezioni regionali in Sardegna si sono fatte strada tra le fila dei leader (sic), con Truzzu che non sembra garantire la vittoria sperata da Fratelli d’Italia. Il rischio di un voto disgiunto a favore di Renato Soru aggiunge ulteriori incertezze al risultato finale, rendendo l’esito delle elezioni ancora più incerto.
Il comizio si è trasformato in una piattaforma per attaccare il centrosinistra e la candidata del M5S, con Salvini, Tajani e Meloni che hanno cercato di sminuire l’importanza dell’antifascismo nel 2024, e Meloni stessa che ha ironizzato su un’ipotetica vittoria basata esclusivamente su questo principio.
Cagliari, quindi, non solo ha messo in luce le strategie di comunicazione di Fratelli d’Italia e Lega ma ha anche evidenziato le tensioni e le sfide che la coalizione deve affrontare nel breve e medio termine, in un contesto politico sempre più complesso e sfidante.
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