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Un caso di usura estrema emerge da Ancona, dove un piccolo imprenditore falconarese si è trovato intrappolato in una spirale di debiti a causa di tassi d’interesse insostenibili, imposti da un usuraio di 42 anni, di etnia rom, attualmente detenuto per altre cause.

La vittima, oppressa da un debito iniziale di 700 euro che si è trasformato in una richiesta di rimborsi esorbitanti – fino a 1.900 euro su 1.000 euro prestati – ha raggiunto il limite della disperazione, tanto da scrivere un biglietto d’addio ai propri cari e scomparire per tre giorni, temendo per la propria incolumità.

Il dramma personale dell’imprenditore, aggravato da problemi legati al gioco d’azzardo, si è svolto tra gennaio e maggio 2019, periodo durante il quale ha cercato di sanare i propri debiti attraverso prestiti che si sono rivelati una trappola mortale. Il caso è giunto alla conclusione legale con la condanna dell’usuraio a tre anni e un mese di reclusione, sentenza emessa dal giudice Francesca Grassi dopo un dibattimento che ha visto contrapporsi le narrazioni di imprenditore e imputato.

Nonostante la difesa dell’accusato abbia tentato di smontare le accuse per mancanza di prove concrete e sollevato dubbi sulla credibilità della testimonianza della vittima, la corte ha ritenuto sufficienti gli elementi presentati per stabilire la colpevolezza dell’uomo. Questo caso getta luce sull’oscura realtà dell’usura, un fenomeno che continua a minacciare l’esistenza di piccoli imprenditori e cittadini, sottolineando l’importanza di interventi normativi e di supporto più efficaci per proteggere le vittime di questa pratica predatoria.

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