Secondo uno studio recente pubblicato su “Pnas”, il calo delle nascite e l’allungamento della vita porteranno a significative trasformazioni nella struttura delle famiglie in tutto il mondo. Entro il 2095, si prevede che il numero di parenti diminuirà del 40%, con effetti rilevanti sull’assistenza agli anziani.
La popolazione mondiale raggiungerà il picco di 9,7 miliardi di abitanti tra il 2050 e il 2065, per poi diminuire a circa 8,8 miliardi nel 2100. Questo andamento, caratterizzato da un calo della fecondità, comporterà un aumento dell’età media della popolazione e una riduzione dei giovani. Le famiglie subiranno un cambiamento significativo: fratelli e cugini diventeranno sempre più rari, mentre i gruppi familiari si restringeranno e includeranno più generazioni, con ampie differenze di età.
L’evoluzione delle relazioni familiari rappresenta una sfida particolare nell’ambito dell’assistenza agli anziani. Con reti familiari più sottili, le persone avranno meno parenti su cui fare affidamento durante le fasi cruciali della vita. Ad esempio, nel 1950 una donna di 65 anni aveva una rete familiare di 41 persone, mentre nel 2095 questa cifra si ridurrà a soli 25 parenti, corrispondente a una diminuzione del 40%.
In Europa e negli Stati Uniti, il numero di parenti di una persona di 65 anni scenderà dal 1950 al 2095 del 37%. In Italia, dove il fenomeno è già in atto, si prevede una riduzione del 30%. Paesi come l’America Latina e i Caraibi subiranno una diminuzione ancora più drammatica, con una riduzione del 67%.
La trasformazione avrà implicazioni economiche, sociali e culturali. Le famiglie dovranno affrontare nuove sfide legate all’assistenza agli anziani, mentre la società dovrà adattarsi a una realtà con meno fratelli e cugini e un numero maggiore di generazioni anziane. Questa trasformazione potrebbe portare a una rivalutazione del valore dell’amicizia e delle relazioni non familiari.
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