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Nella centrale idroelettrica di Bargi, nel bacino di Suviana, la speranza si affievolisce mentre i familiari dei lavoratori dispersi attendono notizie. Dopo l’esplosione di un alternatore che ha portato alla morte di tre operai e al ferimento di altri cinque, quattro sono ancora dispersi. Le operazioni di ricerca, compiute in condizioni estreme, continuano senza sosta.

I sommozzatori, protagonisti di questa missione ad alto rischio, si trovano ad affrontare una situazione simile a quella vissuta nei ponti sommersi della Costa Concordia. Francesco Boaria, caporeparto del nucleo dei sommozzatori di Vicenza, ricorda il senso di paura e consapevolezza vissuto durante l’operazione di salvataggio nella nave da crociera.
La centrale di Suviana, con i suoi dieci piani sottoterra, presenta sfide uniche. I piani -8 e -9 sono sommersi, con la presenza di detriti e macerie che rendono le operazioni estremamente pericolose. La visibilità è nulla e l’acqua, contaminata da olio, continua a salire.
Il lavoro dei sommozzatori procede su due fronti: all’interno della centrale, utilizzando robot filoguidati per esplorare le zone più pericolose, e all’esterno, dove una squadra valuta la possibilità di individuare e bloccare la falla da cui entra l’acqua. L’arrivo delle idrovore potrebbe facilitare il pompaggio dell’acqua una volta che la falla sarà localizzata e sigillata.
Nonostante le condizioni estreme, l’addestramento e l’esperienza dei sommozzatori consentono loro di affrontare la missione con determinazione, consapevoli dei rischi ma determinati a portare a termine il loro compito: recuperare i corpi dei lavoratori dispersi.

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