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Il recente decreto sullo sblocco delle liste d’attesa, proposto dal governo, solleva dubbi e preoccupazioni tra i sindacati dei medici di famiglia, Snami e Smi. Questo decreto potrebbe portare a tagli nei livelli di assistenza garantiti ai cittadini e, in alcuni casi, generare ulteriori spese e attese.

Il decreto, previsto per la prossima settimana, mira a ridurre del 20% le prescrizioni improprie di esami e visite specialistiche, colpendo principalmente i medici di famiglia e, in misura minore, i pediatri. Le prescrizioni dovranno includere un quesito diagnostico standard Icd-9-cm, consentendo all’ASL di confrontare le prestazioni attese con le ricette emesse. Se il numero di prescrizioni supera determinati limiti, la Regione potrebbe richiedere spiegazioni al medico.

Tuttavia, questa misura solleva preoccupazioni sulle responsabilità prescrittive e sulla valutazione delle necessità dei pazienti. I medici di famiglia sostengono di prescrivere secondo criteri di prevenzione e conoscenza approfondita dei pazienti, ma spesso le strutture sanitarie non rispondono nei tempi richiesti, spingendo i pazienti verso il settore privato.

Inoltre, il decreto sembra favorire le farmacie, consentendo loro di eseguire esami senza competenze mediche specifiche, come ECG e Holter, senza limitazioni sulla tipologia di test richiesti. Questo solleva interrogativi sulla sicurezza e sull’appropriatezza delle prescrizioni.

In conclusione, il decreto solleva dubbi sulla sua efficacia nel risolvere le liste d’attesa e solleva domande sulle responsabilità dei medici, sottolineando la necessità di una maggiore chiarezza e collaborazione tra le parti coinvolte nel sistema sanitario.

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