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Il recente episodio del finto furto del telefono a Milano da parte del cantante Fabio Rovazzi, per promuovere il suo nuovo singolo “Maranza”, ha scatenato una serie di reazioni contrastanti.

Dopo che Rovazzi ha svelato la verità sul presunto furto, l’assessore alla Casa Pierfrancesco Maran ha minacciato di far causa all’artista per danni di immagine e simulazione di reato.

In risposta alle critiche, Rovazzi ha difeso la sua mossa come una semplice “rovazzata”, sottolineando che non si è pentito della sua azione. Tuttavia, le reazioni non si sono limitate alle sfere dell’intrattenimento. Organizzazioni come Assoutenti hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla reale gravità dei furti di telefoni cellulari in Italia, mettendo in luce la distinzione tra la finzione di Rovazzi e la dura realtà di numerosi dispositivi effettivamente rubati ogni anno nel paese.

Mentre alcuni vedono l’azione di Rovazzi come un’abile mossa di marketing, altri la considerano un potenziale problema legale e un’offesa alla sicurezza pubblica. L’episodio solleva anche interrogativi più ampi sull’etica della pubblicità e sull’uso dei social media per fini promozionali.

In conclusione, sebbene l’azione di Rovazzi abbia suscitato scalpore e dibattiti, resta da vedere se si tradurrà in azioni legali effettive da parte del Comune di Milano o se rimarrà un episodio controverso nella sua carriera. Una cosa è certa: il confine tra genialità creativa e comportamento scorretto è più sottile che mai nel mondo digitale odierno.

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