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Filippo Turetta è stato accusato di aver pianificato il delitto di Giulia Cecchettin almeno quattro giorni prima dell’omicidio. Utilizzando un’app-spia installata sul telefono della vittima, Turetta monitorava ogni sua attività, comprese telefonate e messaggi.

Il piano elaborato con dettaglio incluse ricerche su internet di strumenti per aggredire e sbarazzarsi dell’ex compagna, nonché la pianificazione minuziosa della fuga.

La procura di Venezia ha chiuso le indagini attribuendo a Turetta la premeditazione, la crudeltà, l’efferatezza, lo stalking, e altri reati correlati al femminicidio di Giulia Cecchettin. Oltre alle prove della pianificazione trovate sul suo computer, tra cui un file dettagliato sul modo di legare la vittima con nastro adesivo e tapparle la bocca, sono emersi dettagli sul luogo del delitto e sul nascondimento del corpo.

Gli inquirenti hanno dimostrato che Turetta aveva cercato località di montagna adatte per commettere l’omicidio e nascondere il corpo, e si era procurato cartine stradali cartacee per evitare l’uso di strumenti elettronici nella fuga. L’omicidio è stato descritto come particolarmente crudele, con 75 coltellate inflitte alla vittima, molte delle quali mentre questa era a terra e implorava di smettere.

La procura ha accolto le prove di stalking e intimidazioni raccolte dagli avvocati della famiglia Cecchettin, confermando l’atteggiamento possessivo e violento di Turetta. Ora il caso passerà al giudice per l’udienza preliminare, con la possibilità per Turetta di richiedere una perizia psichiatrica. Tuttavia, rischia l’ergastolo.

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