Il generale dei carabinieri Mario Mori è sotto inchiesta per i reati di strage, associazione mafiosa e associazione con finalità di terrorismo internazionale ed eversione dell’ordine democratico in relazione agli attentati avvenuti a Firenze, Milano e Roma nel 1993.

L’annuncio arriva direttamente dall’ufficiale, che ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura della Repubblica di Firenze.

Secondo l’accusa, Mori avrebbe avuto conoscenza degli imminenti attentati ma non avrebbe preso le dovute misure per impedirli. Si sostiene che avrebbe dovuto segnalare alle autorità giudiziarie le informazioni ricevute, ma non avrebbe adottato alcuna iniziativa investigativa o preventiva. I pm affermano che Mori era stato informato sia dall’ex maresciallo Roberto Tempesta nel 1992, sia dal pentito Angelo Siino nel 1993, riguardo agli attacchi imminenti.

Il generale, già coinvolto in processi precedenti relativi a queste vicende e sempre assolto, esprime la sua sorpresa e indignazione per questa nuova inchiesta. Mori afferma di essere stato sottoposto a una “violenta persecuzione giudiziaria” che è durata ben 22 anni, ma credeva di poter trascorrere il resto della sua vita in tranquillità dopo le assoluzioni precedenti.

Tuttavia, la nuova indagine lo ha nuovamente colpito, portandolo ad affermare che alcuni inquirenti continuano a proporre teorie nonostante le sentenze a suo favore. Mori critica aspramente l’operato di certi giudici, accusandoli di volerlo far morire sotto processo.

L’inchiesta su Mori solleva interrogativi su presunte mancanze operative e responsabilità nell’affrontare una delle pagine più buie della storia recente italiana. Resta da vedere come si evolveranno le indagini e quali saranno le conseguenze per il generale e per il dibattito sulla giustizia e la responsabilità nell’affrontare il crimine organizzato.

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