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Nel 1939, Piet Mondrian fece un’inaspettata richiesta alla grande collezionista Peggy Guggenheim: “Signora, conosce un posto da queste parti dove si balla?”.

Questa singolare domanda segnò l’inizio di una nuova fase nella vita dell’artista olandese, già noto per le sue composizioni geometriche e astratte. Ma perché un uomo di 67 anni, famoso per le sue opere basate su linee ortogonali e forme geometriche, avrebbe improvvisamente mostrato interesse per il ballo?

La risposta risiede nel fatto che Mondrian, fino ad allora, aveva sempre visto la realtà attraverso una lente geometrica, ispirata dalle facciate dei palazzi parigini e dalle teorie teosofiche. Tuttavia, il suo incontro con la musica e la danza del charleston a New York ebbe un impatto rivoluzionario sulla sua arte. Mondrian iniziò a frequentare i club di New York, dove divenne un appassionato ballerino del sabato sera, immergendosi nell’energia e nella libertà del movimento.

Per Mondrian, il ballo rappresentava la libertà e l’equilibrio assenti nella società moderna. L’arte, per lui, doveva iniziare a “ballare” e ad esprimere un nuovo ritmo di vita, liberandosi dalle convenzioni e dalle forme convenzionali. Così, le sue composizioni divennero sempre più libere e dinamiche, riflettendo il ritmo e la vitalità della musica jazz e del ballo.

Questa trasformazione artistica non solo ha influenzato il mondo dell’arte, ma ha anche lasciato un’impronta duratura nella cultura popolare. Le sue linee e i suoi colori sono stati reinterpretati in moda, musica e persino in video musicali, dimostrando l’eterna modernità della sua visione.

In conclusione, il charleston non solo ha trasformato il modo in cui Mondrian vedeva il mondo, ma ha anche ispirato una nuova forma di espressione artistica che continua ad influenzare e ispirare ancora oggi.

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