Diari. Da Salvatore Giuliano a Carmen: il cinema della ragione (1961-1984)” (La nave di Teseo). “Sono pagine che per le nuove generazioni di giovani che aspirano a padroneggiare la lingua delle immagini valgono più di una lezione di cinema, di metodologia e di stile – scrive nella prefazione – ci ricordano l’intelligenza del suo sguardo curioso e impegnato, ci riportano l’inflessibilità del suo modo di essere e di ragionare”.
“Il rapporto di Rosi con i giovani non aveva mai nulla di retorico – racconta ai ragazzi – A chi sogna un mestiere che si basa sulla passione avrebbe detto di studiare sempre, leggere tante sceneggiature”. Amava anche i film degli altri: “Non tutti i registi lo dicono. Che fossero giovani o maestri. Ci teneva sempre a chiamarli. Mi chiese il numero di telefono di Clint Eastwood perchè voleva dirgli quanto gli era piaciuto Million Dollar Baby. E lo ha fatto!”. In collegamento anche Mario Martone: “Siamo tutti figli di Francesco Rosi, io, Sorrentino, Giordana, Andò, ed altri, anche se diversissimi. Vedere i suoi film è sempre un esperienza pazzesca”. Per gli studenti c’è una rassegna fino a febbraio, ‘Mani sulla città”, “Uomini Contro”, “La tregua” più che mai sono film attuali. “Nei cinema di Parigi oggi ci sono due opere di Rosi in sale di prima visione” fa notare Lorenzo Codelli.
Appare sul monitor Roberto Andò, che firmò un docu sugli 80 anni: “Rosi è materiale del futuro, non certo del passato. E’ stato un combattente del cinema. Negli ultimi anni non trovò interlocutori di livello”. (ANSA).
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