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Un braccio di ferro si è acceso tra il governo centrale e la Regione Emilia-Romagna riguardo al delicato tema del fine vita.

Il 12 aprile, la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Salute hanno depositato un ricorso presso il Tar contro l’ente regionale, guidato da Stefano Bonaccini, per richiedere l’annullamento delle delibere della Giunta che avrebbero permesso il suicidio medicalmente assistito nell’Emilia-Romagna.
La consigliera regionale di Forza Italia, Valentina Castaldini, ha reso noto il ricorso, denunciando la presunta “carenza di potere dell’ente” regionale su questo tema e criticando le “contraddizioni e l’illogicità” delle linee guida inviate alle aziende sanitarie. Il documento del ricorso si estende per oltre venti pagine e contesta le motivazioni che hanno portato alla promulgazione delle delibere regionali.
Il caso è nato dalla decisione della giunta regionale di Bonaccini nel febbraio scorso di approvare delibere che regolamentavano l’accesso al suicidio medicalmente assistito, con l’intento di colmare un vuoto legislativo e garantire il diritto dei malati, come stabilito dalla Corte costituzionale. Tuttavia, il governo centrale contesta ora queste disposizioni, sollevando dubbi sull’istituzione del Comitato regionale per l’etica nella clinica e sulle tempistiche previste per il fine vita.
La consigliera Castaldini ha accolto positivamente l’azione del governo, affermando che conferma e rafforza il lavoro svolto fino ad ora. L’assessore alla Salute dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini, aveva precedentemente chiarito che la regione agiva in attesa di una legge nazionale per rendere esigibile il diritto stabilito dalla Corte costituzionale.

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