Pasqua amara per i lavoratori della distribuzione organizzata, mentre il contratto nazionale rimane un’antica promessa. Lo sciopero nazionale, svoltosi anche a Messina in piazza Cairoli, è stato un segnale di protesta contro Federdistribuzione.
I dipendenti, delusi dall’aumento salariale di soli 70 euro proposto da Federdistribuzione, attendono da troppo tempo il rinnovo del contratto nazionale scaduto nel dicembre 2019. La media del 60% di astensione ha causato la chiusura di numerosi punti vendita in tutto il Paese.
Giselda Campolo, segretaria generale di Filcams Cgil Messina, ha denunciato l’atteggiamento arrogante di Federdistribuzione, definendo l’offerta “mortificante” date le attuali condizioni inflazionistiche. Francesco Rubino, segretario generale della Uiltucs Messina, ha aggiunto che l’aumento proposto è insufficiente e che Federdistribuzione sembra voler comprare la flessibilità selvaggia sugli orari di lavoro, a discapito della dignità dei lavoratori.
Le richieste irrealistiche di Federdistribuzione, come la flessibilità incontrollata e il declassamento delle mansioni, sono state respinte dalle segreterie unitarie di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs nazionali. Queste proposte, se accettate, rappresenterebbero un regresso di trent’anni nei diritti contrattuali dei lavoratori.
L’atteggiamento di Federdistribuzione nel negoziare il rinnovo del contratto nazionale è stato definito irresponsabile dalle organizzazioni sindacali. Loro continuano a lottare per un rinnovo dignitoso del contratto, e promettono ulteriori azioni di protesta finché non verrà raggiunto un accordo equo. Le promesse vuote e l’atteggiamento offensivo di Federdistribuzione hanno reso questa Pasqua amara per molti lavoratori della distribuzione organizzata.
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