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Il turismo in montagna, nonostante i cambiamenti climatici e culturali, continua a offrire significative opportunità di sviluppo, come sottolineato da Roberto Pinna, direttore del Consorzio turistico Sondrio e Valmalenco.

Pinna ha espresso una visione complessa del turismo montano, distinguendo tra una “montagna del non più”, legata a modelli obsoleti, e una “montagna del non ancora”, che richiede un profondo cambio culturale e un rinnovato legame con il territorio.

L’imprenditoria turistica locale si sta orientando sempre più verso un turismo che desidera un’intensa connessione con la montagna, anche in assenza dell’industria del turismo invernale tradizionale. Tuttavia, questo cambiamento non è privo di sfide. Le località situate sotto i 1700 metri affrontano una diminuzione della copertura nevosa, che si traduce in una permanenza più breve della neve al suolo. Questo rende essenziale aumentare la resilienza socio-ecologica di queste destinazioni.

Roberto Pinna ha anche evidenziato problemi come l’elevata stagionalità e la difficoltà nel attrarre turisti con elevati redditi, spesso dovuti alla dimensione ridotta delle imprese turistiche locali e alla qualità media dell’offerta. Nonostante ciò, Pinna sottolinea l’importanza di un approccio che vada oltre i flussi turistici tradizionali e che valorizzi il territorio non solo come prodotto, ma come parte di una più ampia identità culturale e sociale.

In vista delle imminenti Olimpiadi invernali del 2026, le attenzioni si concentrano sulle opportunità e le sfide che questi eventi potranno portare, specialmente per le aree montane che necessitano di innovazione e diversificazione nelle loro offerte turistiche. La collaborazione tra enti e operatori sarà cruciale per promuovere e valorizzare l’identità unica del territorio, garantendo che il turismo continui a essere un motore di sviluppo economico e culturale.

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