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I nipoti di Babbo Natale è un progetto che parte nel 2004 per volontà di “Un sorriso in più Onlus”. L’intento è quello di raccogliere i desideri di Natale di moltissimi anziani residenti in molteplici RSA sparse per l’Italia, affinché “ogni anziano possa sentirsi importante, amato e apprezzato”.

La vita di Renato in Sud Africa: mille avventure di un uomo buono

Renato, nato il 23 luglio del 1941 a Udine, vive da poco più di un anno nella casa di riposo al civico 6 del Vicolo di San Maria in Cappella, a Trastevere. Il suo desiderio per questo Natale è “una giacca blu, così da poter stare al caldo in questo periodo di freddo”. Il blu è il suo colore preferito e forse lo è sempre stato, anche quando Renato viveva lontano da qui. Ci sediamo sulle panchine in marmo del giardino della RSA: fa davvero freddo e una giacca, effettivamente, completerebbe il suo elegante outfit invernale corredato di un’accattivante cravatta, ovviamente blu. Renato ha vissuto per 45 anni in Sud Africa, nei pressi di Johannesburg, e qui ha lavorato, si è innamorato, ha avuto due figli. Racconta di essere stato addirittura denunciato. Viveva in una casa grandissima e lì passava intere nottate di studio per prendere la licenza del Liceo industriale.

I mille lavori di un uomo

Il suo primo lavoro ricalca le orme del padre (ingegnere navale a Monfalcone). Poi lascia la ditta e diviene volontario paracadutista. Sfoggia con orgoglio la tessera dell’Associazione paracadutisti italiani. Questo non basta. “Sai chi li ha inventati quelli? Renato”. “Quelli” sarebbero i fogli di carta inseriti nelle confezioni della carne che, ancora oggi, è possibile vedere in tutti i supermercati. Sì, perché nel 1984 è stato proprio Renato a riprogrammare un macchinario americano per renderlo adatto alla produzione di questo formato di carta. Sono questi gli anni ruggenti, durante i quali il Nostro lavorò al fianco del Signor Williams. Ma non basta: Renato nella sua vita ha effettuato 84 lanci, di cui 3 di specializzazione antiterroristica. Ha ricevuto a casa la visita della CIA, ha avuto due splendidi pastori tedeschi, ha fatto fiorire quattro volte in un anno una pianta di rose rosse, si è sposato due volte, ha avuto due figli (lo trovo al telefono con uno dei due, Dario Massimo, che è rimasto in Sud Africa), ha frequentato milioni di Night Club e condotto una vita piuttosto agiata. Ammette senza modestia i suoi lodevoli pregi: potente, generoso e onesto.

Il Natale in RSA

“Come passi il Natale qui?” – gli domando. Lui sorride, quasi rassegnato: chissà come deve essere il Natale per un uomo di 82 anni, i cui affetti sono lontani. Tutti, tranne la sua attuale compagna, della quale non vuole rivelarmi il nome. E chissà come deve essere il Natale per Irene, la simpatica signora romana con la tuta da jogging rosa fluo che si aggira, con occhio giudice, attorno alla nostra postazione. “Mamma mia Renà, quanto chiacchieri!” – lo ammonisce. E il Natale di Sandro? Me lo domando, mentre lo vedo intento ad accendersi l’ennesima sigaretta: indossa due grossi anelli in acciaio e una sciarpa con frange lilla. Non so se sia consapevole della somiglianza che si riscontra tra lui e Johnny Depp. Senz’altro lo sa bene Marcella, che lo guarda di lontano. Gira e rigira per il cortiletto rettangolare con il suo ginocchio malandato e la sua età, tutt’altro che tenera. Tenero è, però, il suo sguardo.

Post-pandemia

“Da quando c’è stato il Covid niente è più come prima”. Renato lo sa bene: a causa della pandemia è stato addirittura lasciato dalla sua compagna di allora. Le aveva mentito poiché, vergognandosi di trovarsi in una RSA, le aveva confidato di avere un coinquilino giovane e simpatico. Poi però tutti i nodi vengono al pettine e così, durante i mesi più oscuri di lockdown, Renato non poteva di certo lasciare le mura della casa di riposo: avrebbe esposto a un rischio incontrovertibile i suoi compagni. E questo sarebbe stato impensabile per un uomo come lui che, mi fa capire, sente molto il senso della comunità e quello della fine. Nella sua vita sono finite molte cose: la più brutta è stata certamente il suo secondo matrimonio. Quando ha dovuto lasciare quella “donna di Lucca” si è rifugiato per due lunghi mesi dentro le mura della sua vecchia casa: sdraiato sul tappeto, con un libro sotto la testa, ascoltando in loop il vinile di Madama Butterfly.

Il futuro di Renato: il vero senso del Natale

“Ho ancora una vita davanti e vorrei trasferirmi in America” e noi, questo ultimo desiderio, glielo auguriamo per davvero. Non si è mai troppo adulti per smettere di sognare come i bambini. Con la stessa innocenza negli occhi, con lo stesso affabile sguardo sul mondo.

Cosa sarebbe il Natale senza l’istanza costante del reciproco amore? Grazie a questo progetto gli anziani non sono da soli: è vero; “Non è quanto manca a Natale, ma chi manca a Natale”. Il fatto è che tutti insieme, consapevoli del valore dell’essere umano, possiamo addolcire le giornate di coloro che ci hanno restituito il tempo presente. Alcuni anziani sono da soli e vorrebbero soltanto essere ascoltati, divenire complici prediletti di una storia tutta da raccontare.

E noi, in quanto “Nipoti”, abbiamo l’incarico morale di imparare almeno un po’ dalla loro presenza nel mondo.


stefanodemartino@gmail.com'

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